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Attilio Caffarena, DESCRIZIONE DI UNA FIGURA,                da BILDBESCHREIBUNG di Heiner Müller                                foto: Giorgio Cesare Tagliafico









Attilio Caffarena, DESCRIZIONE DI UNA FIGURA,                da BILDBESCHREIBUNG di Heiner Müller                                foto: Giorgio Cesare Tagliafico









Attilio Caffarena, DESCRIZIONE DI UNA FIGURA,                da BILDBESCHREIBUNG di Heiner Müller                                foto: Giorgio Cesare Tagliafico









Attilio Caffarena, DESCRIZIONE DI UNA FIGURA,                da BILDBESCHREIBUNG di Heiner Müller                                foto: Giorgio Cesare Tagliafico



Attilio Caffarena,
DESCRIZIONE DI UNA FIGURA,
da BILDBESCHREIBUNG
di Heiner Müller

Foto: Giorgio Cesare Tagliafico
Descrizione di una Figura

Scritti sul lavoro

Il Patalogo 15, pag 37
Attilio Caffarena: Descrizione di una figura da Bildbeschreibung di Heiner Müller

"Nella nota a Bildbeschreibung, Müller parla di "abgestorbenen dramatischen Struktur"; la natura del testo quindi è drammatica, la sua struttura è comunque drammatica ma, per definizione dell'autore è "atrofizzata": il suo rapporto con il teatro è simile a quello di alterazione degenerativa di un organo con il resto del corpo che continua a vivere; considerandone le potenzialità di realizzazione scenica, non è semplice definirne le coordinate di uno spazio e di un tempo per la rappresentazione secondo i canoni consueti. Spazio e tempo drammatici, spazio e tempo testuale (anche in quanto forma stessa della scrittura e tempo di lettura) qui possono identificarsi in modo singolare. - L'azione è opzionale - dice anche Müller. Forse è quella di muoversi in un labirinto lungo percorsi tracciati sulla pagina, come in una figura, dalla scrittura del testo, mentre lo leggiamo. Non si tratta quindi di rappresentare il testo, ma di muoversi dentro il testo, dilatandolo secondo la struttura che vi abbiamo individuato, in scala con il nostro corpo, nello spazio dell'azione. ( .. )


Dal programma di sala:

" o dal linguaggio dei sordomuti "

Di norma il teatro fa riferimento a un testo, lo spettatore segue una trama, l'attore si attiene ad un personaggio.
Il testo mülleriano fa riferimento ad un'immagine. A un disegno sovrappone il linguaggio, inventa frammenti di narrazioni, mentre l'Io del testo si dissolve negli elementi costitutivi dell'immagine.

L'immagine fu il punto di partenza del testo di Heiner MüIler. La rappresentazione si avvale del suo testo, per mettersi in cammino. Il cammino è lavoro. Gli attori non hanno una voce propria, il loro linguaggio è fatto di gesti: producono una traccia che parte dell'attesa al tavolo e l'essere intenti a se stessi, dal trasporto di oggetti, verso l'osservazione di un terzo elemento.
Il terzo elemento è un film, il quale mette in movimento un disegno - un cartoon - e fintanto che la lampada da proiezione illumina l'immagine, il film annulla le leggi di gravità.
L'immagine in movimento contro la voce registrata, in mezzo l'attore - e alla fine l'interrogativo di che cosa rimane:
l'uomo? l'immagine? Il testo?

Hans-Werner Kroesinger


Corriere Mercantile, 19 settembre 1991

Umanità al tramonto

Ieri sera" nel secondo chiostro di Santa Maria di Castello è stato presentato un progetto teatrale su Heiner Müller, invitato a Genova dal Goethe-Institut in collaborazione con il Museo - Biblioteca dell'Attore. A Müller è stato assegnato in questi giorni il Premio Europa per il Teatro come riconoscimento alla sua indiscussa originalità drammaturgica, che recupera e trasforma materiali ed esperienze della tradizione letteraria a partire dai classici sino ai contemporanei.
Il progetto Müller "Descrizione di una figura" ( Bildbeschreibung ) parte da un vero e proprio testo che potremmo definire un monologo e che può essere letto, annota l'autore, come se fosse dipinto sopra, I'Alcesti di Euripide, con citazioni dal dramma No "Kumasaka", dall'undicesimo canto dell'Odissea (il canto dei morti) e da "Gli uccelli" di Hitchcock.
Il racconto, se così si può chiamare, descrive " un paesaggio tra la steppa e la savana" con intense connotazioni oniriche, nel quale avviene lo stupro di una donna che è tornata dal regno dei morti. Il suo avversario - assassino è un cacciatore che stringe nel pugno un uccello, che terrorizzato sbatte le ali... E' la guerra tra uomo e donna, tra uomo e animale, tra i vivi e i morti. Anche la resurrezione della carne (di cui parla il finale del "monologo", è interpretata come una minaccia per i vivi, quasi un'invasione di alieni, una "tempesta", una bufera congelata (che ricorda sia la formulazione kafkiana di "bufera immobile", sia quella di Hofmannsthal).
La realizzazione teatrale di questo affascinante testo, che si avventura verso il confine tra il reale e l'irreale, è stata affidata alla regia di Attilio Caffarena, che ha costruito nel chiostro una sorta di quarta dimensione coordinando il progetto visivo di Angela Carravieri e quello sonoro di Roberto Aloi.
Il pubblico, che si muove liberamente tra i televisori sparsi nello spazio antico del chiostro, mentre la luce dei cielo viene a poco a poco a mancare (lo spettacolo inizia alle 19,30 e si conclude alle 20,15), diventa coprotagonista involontario dello spettacolo, quasi esseri umani che nell'avvento della resurrezione si fanno ombre tra le ombre, mentre mmagini antiche (gli splendidi affreschi) si confondono con quelle post-moderne dei video
Una sorta, di originaIissima rivisitazione di teatro nel teatro con l'ausilio di una tecnica labirintica che dilata lo spazio frantumandolo e ricomponendolo con elementi della memoria teatrale mentre l'uso di materiali sonori trattati da Roberto Aloi crea una dimensione polifonica che arditamente si spinge verso il limite del sovrasensibile. Un'emozione da non perdere.

Clara Rubbi





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